Scrivere Un Romanzo. Che Senso Ha?

Vi è mai capitato di riprendere in mano il vostro romanzo dopo qualche tempo e accorgervi che molte sue parti non vi tornano più, mentre quando le avete scritte erano entusiasmanti? Se non vi è successo dovete iniziare a preoccuparvi.

Ecco come dovrebbe andare:

Avete passato ore interminabili a scrivere scene meravigliose. Interi capitoli che vi hanno lasciato senza fiato. Avete seguito un metodo, avete preparato un progetto narrativo solido e lo avete steso su decine di pagine. Finalmente dopo tanto tempo siete riusciti a scrivere la parola fine del vostro romanzo.

Dopo qualche tempo lo riprendete in mano. Iniziate a leggere il vostro dattiloscritto e… Qualcosa non va. Anzi, una miriade di frasi, dialoghi o interi capitoli non funzionano. Quasi non riconoscete più il vostro romanzo e faticate a credere che siate stati voi a scrivere quei passi che ora suonano così assurdi.

Bene! Deve essere così.

 

Qualsiasi opera letteraria di qualsiasi genere va scritta e riscritta decine di volte per un semplice motivo di cui pochi sono a conoscenza: il senso di un testo lo si può cogliere solo a posteriori.

Un concetto tanto ovvio quanto difficile da comprendere. Il senso di qualsiasi genere di testo (letterario, filmico, pubblicitario) lo si può afferrare solo nella completezza di quest’ultimo. Una volta che il vostro romanzo giace davanti a voi nella sua completezza ecco che è pronto a rivelarvi di cosa parla e come lo trasmette.

È per questa ragione che si scrive e riscrive un libro prima di giungere alla versione che sarà letta dal pubblico. Prima ancora di presentarvi da un editor, avete davanti a voi un percorso che vi aiuterà a capire a fondo cosa trasmetta ogni singola frase della vostra opera. Tutto il lavoro che dovrete fare consisterà nel calibrare il senso che avevate in mente con quello che emergerà man mano che passate da una stesura all’altra.

Senza neanche accorgervene coglierete quei segni che, uniti insieme come puntini, formano il disegno globale che avete sempre avuto in mente. Allo stesso tempo risalteranno i segni che stridono con il genere di storia (o di scena) che avevate progettato.

Questo processo di comprensione del “senso a posteriori” è così naturale che lo facciamo continuamente senza accorgercene. Ogni volta che leggiamo un libro, guardiamo un film o ascoltiamo una canzone istintivamente stiamo dando un’interpretazione. Stiamo cogliendo quelle sfumature nelle frasi, nelle immagini e nei suoni che generano un senso.

Non è un mio delirio personale. Algirdas Greimas prima e Umberto Eco poi hanno studiato a fondo quelle che sono state definite Isotopie Semantiche. Immagino di avere perso molti di voi con questa rivelazione. Cerco di farla il più semplice possibile. Un’isotopia è un insieme di segni che danno coerenza al testo e ne permettono l’interpretazione.

Temo di non avervi chiarito tanto le idee. Vi faccio un esempio banale di carattere visivo:

Immaginate la scena di un film e per la precisione il momento dove lui e lei si incontrano per la prima volta. Sono magari all’interno di un bar nell’ora di punta e i loro sguardi si incrociano più volte. I loro volti risaltano tra la folla. Gli occhi di Lui rimbalzano dall’articolo di giornale che sta leggendo al volto di lei. Lei fa altrettanto rimpallando dalla cassiera che attende di essere pagata al viso di lui.

Come vi siete immaginati questa sequenza? I cambi di inquadratura erano frenetici? C’era una musica carica di tensione in sottofondo? Lo sguardo di lui era carico di rabbia o era ambiguo?

Se la risposta è No è perché il ritmo delle inquadrature, le note e le espressioni dei personaggi erano i segni che hanno formato un’isotopia che ha indirizzato la vostra interpretazione verso un immaginario più in linea con il genere romantico. Montaggio con ritmo moderato, magari con inquadrature che si soffermano sui loro volti, un sottofondo musicale armonioso e le loro espressioni tra l’incuriosito e il sorpreso.

Lo stesso identico processo accade per un testo letterario. Provate a tradurre in parole la scena che vi ho appena descritto. Arrichitela mettendoci del vostro. Cercate di trasferire sulla pagina il senso che avete in mente. Rileggetela e scandagliate quei segni che non aiutano a far emergere ciò che volete trasmettere. Poi riscrivetela fino a quando non ne siete soddisfatti.

Se il piccolo esercizio che vi ho proposto è stato di aiuto, tornate sul romanzo che state scrivendo tenendo a mente i concetti che vi ho appena esposto. Ma non illudetevi! Avrete sempre bisogno di un occhio esterno e professionale che vi aiuti a portare la vostra opera alla perfezione.

Spero di non avervi perso lungo questo articolo. Ma spero soprattutto che questo articolo per voi abbia un senso!